Massa Carrara e la Lunigiana a tavola


Massa Carrara e la Lunigiana a tavolaSerrata com’è tra la Liguria, l’Emilia e la Toscana propriamente detta, cioè la Lucchesia, questa provincia di Massa arroccata intorno alle bianche Apuane fa razza a sé, per linguaggio e carattere, per tradizioni, per storia. Risente, delle influenze liguri ed emiliane, d’accordo, e ovviamente di quelle della Toscana a cui volere o volare appartiene, ma la sua anima è fiera, nemica di compromessi e parentele. Attenti, però: la provincia di Massa non ha un’anima sola: ne ha tre. L’anima di Massa, l’anima di Carrara e l’anima della Lunigiana. Tre anime per tre zone diverse che la fierezza, ecco il tema ricorrente, unisce. E in comune, nel settore gastronomico, le tre zone hanno una qualità: non ostantano i loro prodotti, non reclamizzano i loro menù, un po’perché non amano la declamazione tanto cara ai toscani, e molto perché le loro terre sono cosi avare che gli impediscono di esportare i propri vini e i propri cibi. Qualche anno fa un giornalista polemico come Girogio Bocca sconsigliò i vini della Lungiana “specie i bianchi, color urina pallida” e suggeri di “allontanare con un gesto fermo i testoroli…specie di rospi di pasta bollita”.Gli risposero: “Si narra che il re, in visita a Cuneo, lodasse per pura cortesia il vino che gli offrirono al pranzo ufficiale.”Ne abbiamo del migliore, sire” intervenne ossequioso il sindaco, “ma lo teniamo per le grandi occasioni”

E conclusero: “Si vede che chi invitò Bocca non considerò quella una grande occasione, e i buoni vini lunigianesi non si possono bere se non ve li offre che il fa. Non se ne produce abbastanza per venderli. L’agricoltura imprenditoriale, in Lungiana , non è mai arrivata e, si spera, non arriverà mai”. Il discorso si può estendere all’intera provincia di Massa dove per noi le grandi occasioni si sono ripetute e dove nei casi migliori la scarsità della materie prime ha spinto la cucina a risultati di straordinaria eccellenza come riferiremo in questo nostro viaggio durante il quale diremo tutta la verità sui testaroli. Intanto non sono di pasta bollita..

Testi gentilmente forniti da “Il Tirreno

Commenti (0) | January 28, 2010

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