Un albero di pietra a Firenze


Il centro di Firenze, percorso dal reticolo di strade che ricalca sostanzialmente quello dell’antica città romana è apparentemente assai avaro di verde, anche se molti sono i giardini segreti che si rivelano in tutto il loro splendore solo a chi osa oltrepassare, in punta di piedi, i portoni degli antichi palazzi e dei chiostri rinascimentali.

Ma a ciò suppliscono le meraviglie architettoniche, le splendide superficie murarie degli edifici che rendono, comunque, in ogni caso, una passeggiata per la città, un itinerario indimenticabile. Basta poi attraversare di poco l’Arno per giungere a quel verdissimo scrigno di meraviglie che è il giardino di Boboli, fra statue, fontane, viottoli che si snodano nell’intrico delle siepi e delle piante.

Ma ben pochi dei turisti che visitano a frotte la città sanno che essa custodisce, nel suo cuore, addirittura un albero di pietra; proprio accanto al più celebrato monumento cittadino, dinnanzi al celebre Duomo sormontato dalla cupola ogivale del Brunelleschi; a pochi passi davvero dalla porta nord del Battistero, quella del Ghiberti sovrastata dal gruppo con la Predica del Battista di Giovan Francesco Rustici.

Ad onor del vero, quella che staglia, sormontata da una croce è, propriamente, una colonna di marmo. A metà altezza è raffigurato un albero in ferro battuto che rappresenta l’olmo di San Zanobi, una pianta miracolosa che proprio in questo punto cresceva rigogliosa innumerevoli secoli fa. Zanobi, della nobile famiglia dei Girolami, nacque verso il 340 e nel 380 venne acclamato vescovo di Firenze. Un uomo talmente carico di virtù cristiane da meritare l’ammirazione di Sant’Ambrogio che lo volle a tutti i costi far conoscere a papa Damaso. Il quale a sua volta rimase talmente colpito dal suo fervore religioso che lo volle, con l’entusiastico appoggio del popolo, mettere a capo della giovane Chiesa fiorentina. E fino alla sua morte, avvenuta nel 417 circa, fu prodigo di miracoli giungendo addirittura, come testimonia anche una lapide affissa su una delle pareti di Palazzo dei Visacci, in Borgo degli Albizi, a risuscitare un bambino, figlio di una pellegrina francese.

Nessuna meraviglia, quindi, che la venerazione nei suoi riguardi continuasse vividissima anche dopo la sua scomparsa. Il 26 gennaio 426, ultimata finalmente la nuova cattedrale di Santa Reparata (che sorgeva suo luogo dove oggi si innalza il Duomo) vi si vollero portare solennemente le spoglie mortali di San Zanobi che erano state inumate nella chiesa di San Lorenzo.

Ma l’avvenimento aveva attirato talmente tanti fedeli che il feretro, pigiato da ogni parte, andò a urtare la corteccia di un olmo che era completamente spoglio per la stagione invernale. Ma, prodigiosamente, all’appressarsi del corpo del santo, l’albero si coprì immediatamente di foglie e di fiori. Dopo pochi anni, l’alberò del miracolo morì. Nel 431, i Fiorentini, al suo posto, innalzarono una colonna di marmo che, distrutta da una disastrosa piena dell’Arno, venne sostituita da quella attuale nel 1333. Ancora oggi, ogni 26 gennaio, a ricordo dell’evento miracoloso, l’albero di ferro posto sulla colonna viene ricoperto di fiori dai colori sgargianti. Un piccolo prodigio che si rinnova sotto il plumbeo cielo invernale e che i tanti turisti, intenti a scattare foto con il naso rivolto all’insù, probabilmente non afferrano pienamente. Ma davvero ogni traccia dell’olmo originario è andata irrimediabilmente perduta? Una tradizione vuole che il dossale d’altare attribuito al Maestro del Bigallo e rappresentante scene della vita di San Zanobi, custodito nel vicino Museo dell’Opera del Duomo, sia stato ricavato da una tavola appartenuta proprio al famoso albero.


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Commenti (0) | January 29, 2010

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