Lucca e Viareggio a tavola


Lucca e Viareggio a tavola In una Toscana becera di accenti e di intingoli, Lucca fa capitolo a sé, non solo perché è un’isola bianca in una regione ad ampio tasso scarlatto, non solo perché è di poche parole in una regione che parla e straparla, non solo perché negli anni della fame ha dato più emigranti lei sola di tutte le altre provincie toscane messe insieme, segno di grande forza morale e di grande voglia di lavorare, ma anche per aver tenuto un rapporto amoroso con la sua terra, con i prodotti della sua agricoltura. Il rispetto della tradizioni si illumina in cucina e le cucina lucchese ha conservato intatti i profumi del passato, la saggezza dei piatti semplice e arguti, allergici alle avventure forestiere. Ora che dopo i fracassi della “nouvelle cuisine”, per certi versi sanatrice di antiche ribalderie e provocatoria nel bene e nel male, gli chef laureati, da Marchesi in giù, cercano il ricupero di una credibilità compromessa flirtando con le cucine regionali alleggerite e raffinate, la Lucchesia, che della cucina regionale, anzi provinciale, non si è mai allontanata, nemmeno nei suoi ristoranti di successo, dimostra di essere un punto di forza della gastronomia italiana. Siamo andati a cercare le ricette più “lucchesi” nei ristoranti che hanno coltivato la tradizione per offrirvi un servizio gradevole e insieme lo spaccato di una terra di profunda cultura naturale. Poi c’è Viareggio e qui la Lucchesia si addolcise nei languori versiliesi convertendosi al mare e al pesce, senza tradire il suo buonsenso e la sua semplicità, senza farsi sedurre dalle mode, dalla tentazione di darla a bere a una clientela fin troppo stagionale. Ma davvero la cucina viareggina non si è mai lasciata sedurre dalla moda? Noi garantiamo che i cuochi scelti in base alle nostre esperienze piccole o grandi di ghiottoni senza frontiere meritano piena fiducia.

Testi gentilmente forniti da “Il Tirreno

Commenti (0) | January 28, 2010

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