Villa Demidoff




Villa Demidoff a Pratolino – giardino delle meraviglie

Prendete un principe melanconico e attratto dalle scienze naturali e dalle arti, come Francesco I de’ Medici, desideroso più che mai di realizzare uno splendido contenitore degno di ospitare, con misurata discrezione, quella bella e procace Bianca Cappello, oggetto del suo amore intenso, ma in odore di peccato e per la quale, si sussurra, abbia addirittura ucciso. Ponetegli accanto un genio esuberante e poliedrico come il manierista Bernardo Buontalenti, architetto, ingegnere, inventore di macchine belliche, fuochi d’artificio, scenografie, giochi d’acqua e di quant’altro potesse mai desiderare il suo ricco e nobile mecenate: ne otterrete un palazzo imponente e magnifico, in stretta simbiosi con un giardino in grado di sbalordire viaggiatori celebri e dal gusto molto delicato, come Montaigne o Ludovico di Baviera. La splendida villa, celebrata in tutto il mondo per il complesso di grotte artificiali e di altre opere fantasiose che racchiudeva venne edificata dal 1569 al 1581. Purtroppo essa, come d’altronde il magnifico parco, conobbe secoli di avvilente abbandono, tanto che, nel 1824 se ne decise l’abbattimento. Il giardino venne allora ridisegnato, divenendo uno dei più armoniosi e vasti giardini romantici che è dato vedere in Toscana. Nel 1872 il complesso venne venduto al principe Paolo Demidoff che restaurò il superstite edificio della Paggeria facendone la sua residenza. Dopo un’ulteriore e poco edificante parentesi, il parco è stato acquistato, finalmente, dalla Provincia di Firenze che ne ha curato l’intelligente recupero e ne garantisce l’uso pubblico da maggio a settembre e l’utilizzazione per manifestazioni di varia natura.

Le plurisecolari vicende della proprietà (vastissima e con ampi prati e zone boscose) ne rendono estremamente difficile una lettura unitaria. Le sparute presenze allegoriche e narrative appaiono, all’occhio del visitatore moderno, un qualcosa di apparentemente disordinato e capriccioso, senza quel collegamento logico che, invece, dovevano necessariamente avere in origine. Ma anche questo contribuisce al fascino estremo del giardino, all’incanto di un luogo che sollecita più che mai la curiosità di chi si trovi a percorrere i magnifici vialetti alberati, fra edifici coperti dalla macchia, statue di stampo classico, splendide fonti ormai inaridite e presenze architettoniche delle quali sfugge, a prima vista, il senso. E nasce, impellente, il bisogno di saperne di più, di ricostruire nella propria mente l’aspetto che poteva avere il parco prima che molte opere venissero portate via per essere ammirate nella splendida cornice del giardino di Boboli o del Bargello. Il grande fascino, struggentemente romantico, di Villa Demidoff risiede anche in questo. Tuttavia, quello che vi si può ancora ammirare è veramente tantissimo: basta dare solo un’occhiata alla guida.

Ma sicuramente il sistema migliore per vivere il parco è, semplicemente, quello di lasciarsi andare, di smarrirsi nei sentieri che percorrono le selve ed i prati. Ogni angolo, in tal modo, diventerà una scoperta sensazionale, un tuffo nel meraviglioso, proprio come doveva essere nei desideri di Francesco I e del suo fedele architetto tuttofare. Fra grotte, fontane, resti di piscine e di voliere, fra viali lunghissimi che vedevano l’arcobaleno attraversare gli zampilli d’acqua, cappelle cinquecentesche, eroi greci e mille altre apparizioni stupefacenti, si giunge alla fine, stanchi per il cammino ma soddisfatti per l’atmosfera magica appena respirata, dinnanzi a quello che è il simbolo stesso di questo luogo: la magnifica statua dell’Appennino. Si tratta di un’opera colossale, realizzata dal Giambologna, altro eclettico artista della corte dei Medici, fra il 1579 ed il 1580. La sua immensa massa curva, è rappresentata mentre con la mano sinistra preme la testa di un mostro, quasi per soffocarla nel laghetto sottostante. È lui, davvero, l’autentico custode del grande giardino, e ci rassicura apprendere che veglia ininterrottamente su di esso sin dalle sue origini quando, poco discosto, si ergeva la magnifica mole della villa medicea. E mentre abbiamo la netta impressione che ci osservi attentamente, quasi incuriosito, nel nostro animo ci auguriamo davvero che questo incanto non finisca mai.


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Commenti (0) | January 28, 2010

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